A cadenza pressoché annuale, arriva puntuale la proposta-richiesta: perché non apriamo le scuole d’estate? Tale domanda viene reiterata ultimamente a causa del sostanziale calo degli apprendimento dovuto alla didattica a distanza.
Prima di affrontare l’argomento, è fondamentale ricordare che tali asserzioni provengono tendenzialmente da non docenti. Del resto quando si tratta sui vari media di scuola, è assai raro vedere la figura di chi vive la classe per ben più delle 18 ore passate in aula.
Tuttavia, è bene approntare una risposta che elenchi minuziosamente i motivi per cui tale proposta, oltre a essere ingiusta per i docenti, è anche immotivata e tecnicamente assolutamente non realizzabile.
Motivi tecnici-economici
- Qualcuno tra coloro che hanno proposto la “scuola in estate” ha mai provato a tenere un corso di recupero a fine giugno? In aule anguste, i ragazzi sono stipati, senza lo straccio, ovviamente, di un climatizzatore in classe. Ben che vada, si è dotati di un ventilatore, sufficiente a stento per cercare di rinfrescare il docente, non ovviamente gli alunni. Non osiamo immaginare la scena a luglio inoltrato.
- Già il motivo precedente sembra sufficiente. Molte scuole sono fatiscenti, è impensabile che si investa nei climatizzatori. Ad ogni buon modo, continuiamo con la rassegna. Ricordiamo che i docenti precari, molti di loro con contratto fino ai primi giorni di giugno o al 30 giugno, ammontano a circa un quarto rispetto al numero totale degli insegnanti, circa 200mila: qualcuno oserà prolungare loro il contratto? Ricordiamo che alcune segreterie scolastiche già oggi cercano, anche in assoluta buona fede, di non pagare ai supplenti con contratto fino al termine delle attività didattiche i pochi giorni, a volte anche uno solo, intercorrenti tra l’ultimo giorno di attività didattiche e gli scrutini …
- Se davvero l’attività scolastica venisse prolungata addirittura fino a luglio, quando i professori potrebbero usare le meritate ferie? Non ci sarebbero i tempi tecnici. Ricordiamo che a metterlo nero su bianco furono i Padri Costituenti nell’articolo 36 della Costituzione, comma 3: “Il lavoratore ha diritto […] a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi“.
E la gratitudine?
- Ricordiamo che molti docenti si sono prodigati, fin dalle prime chiusure degli istituti scolastici causa pandemia, al fine di permettere agli studenti di proseguire le lezioni. Chi di loro aveva mai fatto uso di Skype, Meet, Zoom, Padlet, Socrative, Kahoot, tavolette grafiche e chi più ne ha più ne metta? Eppure la categoria ha appreso subito, nonostante, ricordiamo, nessuno abbia fornito loro un corso di formazione e, soprattutto, nonostante la sostanziale non obbligatorietà della didattica a distanza fino all’aprile del 2020. Un vero e proprio esempio di dedizione al proprio lavoro, eppure vengano continuamente bistrattati e accusati dall’opinione pubblica.
- Comprendiamo come non sia facile da spiegare a chi, a scuola, non entra dai giorni del proprio “esame di maturità”, ma cerchiamo di farlo. I professori, anche in dad (e ricordiamo che molti docenti, specie della scuola dell’infanzia, della primaria e della “prima media”), non hanno fatto un giorno di “vacanza”. Che cosa dovrebbero recuperare? E anche chi ha sostenuto la didattica a distanza, si è impegnato in modo almeno pari rispetto al proprio impegno pregresso, e spesso assai superiore. Una seria didattica a distanza presuppone un duro “lavoro oscuro”, invisibile ma costante, nonché un serio stress dovuto a richieste, di alunni, colleghi e segreterie, provenienti a ogni ora del giorno e della notte, festività incluse.
Si chiede la scuola in estate perché gli alunni hanno ridotto i propri apprendimenti durante la dad? Apprenderebbero pochissimo anche durante la scuola a giugno/luglio, per le cause sopra citate.
Piuttosto, se da una parte i docenti hanno fatto tutto il possibile, lo stesso si può dire di alcuni genitori (per fortuna non la maggior parte)? Durante la dad, si sprecano gli esempi di suggerimenti palesi da parte loro, di compiti svolti al posto dei pargoli, di intromissione durante la lezione per contestare il docente, di difesa a spada tratta nonostante palesi copiature. Forse, se la scuola si è dovuta far carico, oltre dell’istruzione, anche dell’educazione (ambientale, civica, digitale, all’affettività, stradale…), non sarebbe giunto il momento di ricordare a certe famiglie di dare una mano, oltre che nell’impartire una sana educazione, volta all’accettazione del dovere scolastico e del rispetto dei docenti, anche nel supporto ai propri figli nell’istruzione? Supporto che non equivale a “sostituzione” nel farsi carico dei compiti o delle verifiche, si badi bene.
Dunque, ancora riteniamo possibile una scuola a giugno inoltrato/luglio e che i docenti debbano “fare gli straordinari”?