Patrizio Bianchi, attuale ministro dell’istruzione, e una squadra di 18 uomini sono stati scelti dall’ex ministra Lucia Azzolina il 21 aprile 2020, con il compito di formulare e presentare proposte per la scuola del futuro; tenendo conto dell’emergenza sanitaria in atto, era necessario predisporre un piano che guardasse all’avvio dell’anno scolastico 2020/21 ma anche e soprattutto tale da guardare “al dopo, al futuro della scuola che è, necessariamente, il futuro dell’Italia”.
Le parole sono riprese dal documento che la squadra guidata da Patrizio Bianchi ha elaborato e inviato alla ministra giorno 13 luglio 2020. Il documento è stato pubblicato solamente 7 mesi dopo, il 13 febbraio 2021, e contiene informazioni scottanti, che evidenziano come non sempre il team sia stato ascoltato dalla Azzolina.
Il piano è contenuto in 150 pagine circa, motivo per cui esamineremo i punti salienti in più di un articolo.
Cominciamo oggi con la stabilizzazione dei precari della scuola.
Le criticità della formazione attuale
A p. 38 del documento, inizia il capitolo dedicato a FORMAZIONE INIZIALE, RECLUTAMENTO E SVILUPPO PROFESSIONALE.
Una prima critica al modello attuale si legge poco dopo, in un paragrafo intitolato emblematicamente “Le criticità”. Lo riportiamo:
La formazione iniziale dei docenti pertanto necessita di un modello formativo strutturato, articolato e integrato al tempo stesso, volto a sviluppare una consapevolezza teorica, storica e culturale delle finalità e
delle funzioni della scuola, e del significato del suo compito formativo e educativo. Tale modello dovrebbe costituire il quadro di riferimento per imparare a insegnare. Non può coincidere con gli attuali 24 CFU (progettati come propedeutici e invece al momento coincidenti con la totalità della formazione degli insegnanti).
Il piano futuro, viene elaborato poco dopo, e lo vedremo in un prossimo articolo. Tuttavia, troppo tempo sarebbe richiesto per attuare tale iter, ed è bene guardare intanto al presente. Qual è la situazione presente? E quali le soluzioni?
Le criticità della situazione attuale
A pagina 40 è delineata la situazione presente e le possibili soluzioni a corto raggio. Si inizia con un paragrafo intitolato “Lo stato dell’arte”, che riportiamo:
Una scuola di qualità non può che basarsi innanzi tutto su un organico di personale pieno, stabile, e adeguatamente formato. Non è questa, oggi, la situazione della scuola italiana, nella quale numerosi posti di dirigente sono vuoti e occupati attraverso reggenze, vi sono molte decine di migliaia di docenti a tempo determinato, e anche i ruoli del personale DSGA e ATA presentano numerose carenze di personale strutturato. Questa situazione è frutto di decisioni e normative accumulatesi nel tempo, e non è facilmente affrontabile e risolubile in tempi brevi. Da troppi anni la ripresa delle attività scolastiche è segnata dalle conseguenze del vastissimo numero di posti di personale docente e ATA non coperti da personale di ruolo.
Quello che dai media viene spesso definito il “balletto” delle supplenze racchiude in realtà una situazione di profondo malessere: ansie e malumori degli insegnanti, lavoro frenetico per dirigenti e personale amministrativo, disorientamento degli studenti. Si può tuttavia ritenere che proprio l’attuale situazione possa rappresentare l’occasione per cominciare a riformare le modalità di reclutamento del personale scolastico dando loro finalmente un assetto stabile ed efficace.
Riassumendo. La scuola è in crisi: troppi ata, docenti e dirigenti precari, è necessaria una rapida soluzione partendo dalla situazione attuale.
Le criticità sono quindi eccessive, e vengono riassunte di seguito:
Si possono osservare, schematicamente, alcune caratteristiche di ordine generale dei sistemi di reclutamento praticati fin qui.
Innanzitutto, vi è stato un troppo rapido susseguirsi di norme che hanno, anche in tempi recenti, modificato bruscamente e radicalmente le procedure dell’accesso alle carriere della scuola, in particolare per il personale docente (SSIS, TFA, FIT, 24 crediti…).
In secondo luogo, le procedure di bando dei concorsi sono troppo rare, lente e macchinose, con il risultato di avere concorsi troppo affollati, e quindi bisognosi di metodi sbrigativi per sfoltire i candidati, almeno in una prima fase, esposti a un vasto contenzioso che, oltre a rendere precari i risultati delle procedure, le espone spesso al discredito da parte degli stessi partecipanti e dell’opinione pubblica.
Infine, ma non certo per importanza, i meccanismi di reclutamento più recenti danno troppo poco rilievo alle competenze acquisite dai candidati, risultando non collegati con il sistema della formazione iniziale, dando quindi troppo poco rilievo alle competenze non solo d’ordine disciplinare, ma alle competenze relazionali, pedagogiche, didattiche, progettuali e valutative acquisite dai candidati.
Le soluzioni a corto raggio
Fondamentali le parole di seguito, che confermerebbero in qualche modo la ridda di voci su un piano straordinario di stabilizzazione dei precari. Ecco le proposte:
– Le competenze, acquisite attraverso una formazione universitaria specifica, organica, strutturata, adeguatamente programmata in coerenza con le esigenze del sistema, e all’eventuale esperienza acquisita nell’attività pre-ruolo, da integrare attraverso una formazione successiva, devono invece conquistare un peso fondamentale nel reclutamento.
– L’enorme numero di precari accumulatosi in questi anni richiederà soluzioni anche di natura transitoria, capaci di coniugare la rapidità delle procedure con il rigore delle selezioni. Si può pensare a
procedure di stabilizzazione temporanea riservate agli attuali precari cui far seguire percorsi formativi con prove finali selettive da definire con successive disposizioni. Si può tuttavia ritenere che
percorsi universitari abilitanti potrebbero costituire, a regime, il canale strutturale di reclutamento
per concorsi da effettuarsi con frequente periodicità, in misura tale da soddisfare tempestivamente
i fabbisogni, rivedendo al contempo periodicamente, e semplificando, le classi di concorso.
– Inoltre, l’attuale assetto della carriera del personale docente si basa su una progressione retributiva
per anzianità. Come è noto vi è da tempo in Italia un dibattito sulla necessità di creare una carriera
dei docenti basata non soltanto sull’esperienza acquisita ma anche su altri criteri qualitativi. Auspichiamo che tale dibattito possa essere ripreso e rilanciato con il massimo grado possibile di partecipazione e condivisione. Riteniamo che la formazione in servizio debba avere un ruolo importante
tra i requisiti che potranno essere utilizzati nella costruzione della carriera.
Ecco, quindi, le parole che fanno sognare migliaia di precari: sì, insieme al team da lui guidato, Bianchi sarebbe favorevole, in via transitoria, a procedure di stabilizzazione per gli attuali precari seguite da percorsi formativi con prove selettive al fine di non disperdere il tesoretto di conoscenze accumulato.
Da comprendere se darà seguito a quanto scritto. Il mondo della scuola tutto attende freneticamente le sue prime parole.
Per chi volesse esaminare il documento pubblicato, lasciamo qui il link: https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/RAPPORTO+FINALE+13+LUGLIO+2020.pdf/c8c85269-3d1f-9599-141c-298aa0e38338?version=1.0&t=1613234480541