Primi tra tutti in Italia, abbiamo analizzato il piano di stabilizzazione inviato dall’attuale ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, nel luglio 2020, all’ex ministra Lucia Azzolina. Ai tempi, Bianchi era il coordinatore di una squadra composta da altri 18 uomini con lo scopo di formulare e presentare proposte per la scuola del futuro.
Ricordiamo che il documento (intitolato “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro”) è stato inviato all’ex ministra il 13 luglio ma, non a caso, è stato pubblicato sul sito del Miur solamente 7 mesi dopo, esattamente il giorno dopo rispetto alla nomina a ministro di Bianchi; è quindi un chiaro emblema di quale concezione scolastica abbia in mente di attuare l’attuale ministro dell’istruzione.
Prima di analizzare una nuova parte del documento, ricordiamo i 3 articoli scritti in questi giorni:
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- Piano di stabilizzazione dei precari con servizio.
- L’impietoso giudizio sui concorsi che non premiano il merito, sono lenti ed esposti a contenziosi.
- Quali competenze richieste per l’insegnamento nel ventunesimo secolo.
Possiamo, adesso, vedere quale sia l’importanza da attribuire alla disabilità secondo Bianchi e la sua squadra. L’ex ministra Azzolina ha cercato di attuare alcuni punti, mentre altri obiettivi potrebbero essere perseguiti da Bianchi durante la sua esperienza al ministero.
La disabilità: possibili soluzioni scolastiche
Preliminarmente, nel documento “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro” si definiscono gli alunni con disabilità una “sfida” che accompagna la scuola da lungo tempo.
Se il lockdown del 2020 ha portato a dure ripercussioni per tutti gli alunni, le conseguenze sono risultate drammatiche per gli studenti con disabilità. Come leggiamo nel documento, a pagina 27, le famiglie hanno richiesto vari cambiamenti degli assetti attuali, riassunti di seguito:
- la continuità degli insegnanti (di sostegno ma non solamente).
- La specializzazione degli insegnanti di sostegno e la formazione di molti più insegnanti di sostegno ogni anno, anche a costo di rivedere le attuali disposizioni che rendono obbligatoria tale formazione a livello universitario (che finora ha assicurato numeri tragicamente insufficienti).
- La preparazione di tutti gli insegnanti sulla didattica speciale e su quella inclusiva, con revisione dei piani di studio universitari e della formazione continua.
- La definizione di un nuovo profilo professionale e di un diverso inquadramento del personale educativo-assistenziale, degli assistenti alla comunicazione, e delle altre figure a carico degli Enti Locali (e a volte delle AUSL in relazione a specifiche organizzazioni territoriali);
- La partecipazione effettiva e costante degli alunni con disabilità alla vita della scuola.
- Lo sviluppo di tutte le potenzialità presenti nell’alunno, con l’uso di didattiche specifiche.
- La definizione normativa del rapporto tra la scuola e gli eventuali “consulenti” personali delle famiglie.
Se la continuità didattica è una chimera perseguita da anni ma difficilmente attuabile nella pratica, come si è constatato nel corso degli anni, più praticabili sono sembrati i punti 2 e 3. Effettivamente, una particolare attenzione è stata riposta ai corsi di specializzazione sul sostegno, col V ciclo di “Tfa sostegno” in corso e il VI da cominciare a breve. Relativamente al terzo punto, si ricorda come l’articolo 1 comma 961 della manovra finanziaria del governo “Conte 2” portava con sé, nelle intenzioni, non meno di 25 ore di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità.
Si può quindi facilmente comprendere come si sia cercato, per quanto possibile, di dar voce alle richieste dei genitori. Conseguentemente, è semplice pensare come le proposte che leggeremo di seguito, formulate dal team del professor Bianchi, siano la rotta verso la quale ministero e istituti scolastici dovranno cercare di volgere l’azione didattica dei prossimi anni, al fine di attuare i precedenti punti 5 e 6.
Le proposte per una didattica inclusiva
Due sono le proposte dell’attuale ministro e della sua squadra, una rivolta ai docenti e una al ministero. Leggiamo la prima, citando le parole presenti a pagina 27 di “Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro”.
Uno strumento importante: il lavoro di piccolo gruppo
La didattica inclusiva non si realizza con la lezione frontale: questo è certo. Uno degli strumenti più potenti per realizzarla è il lavoro di gruppo. Per gli alunni con disabilità, essere accompagnati in tante loro attività da gruppi ristretti di compagni è certamente una modalità positiva e, in tempo di suddivisione delle classi per motivi di distanziamento, può rappresentare anche una risorsa organizzativa importante.
Conoscendosi meglio e condividendo esperienze formative, gli alunni possono stringere tra loro rapporti più stretti, che più facilmente possono essere trasferiti nel contesto di vita comune, fuori dalla scuola.
Sotto questo punto di vista, sappiamo benissimo come da anni si cerchi di superare un’impostazione della didattica esclusivamente frontale, per far spazio ad altre impostazioni. Qualora si attuassero sul serio le 25 ore di formazione obbligatoria cui abbiamo accennato precedentemente, è dunque probabile che si insisterà, tra gli altri, su tale aspetto ancora una volta, allo scopo di agevolare la didattica di tutti gli alunni, non solo di quelli più in difficoltà; inoltre, nell’impossibilità di attuare in tempi rapidi una riforma dei piani di studio universitari al fine di formare tutti i futuri docenti sulla disabilità, nelle eventuali 25 ore di formazione obbligatoria si porrà indubbiamente l’accento sul fatto che l’alunno con disabilità non è di pertinenza esclusiva dell’insegnante di sostegno.
Più difficile da attuare è la seconda proposta, che dipende maggiormente dalle alte sfere ministeriali, leggiamola.
Rinnovamento dei locali scolastici in ottica inclusiva
Occorre sfruttare questa crisi per rimodulare e rivedere gli ambienti di apprendimento eliminando non solo le barriere architettoniche, ma rendendo questi ambienti maggiormente inclusivi. Cura particolare deve essere posta alla strutturazione degli ambienti e dei percorsi, nelle luci, nei colori, negli arredi e nelle forme delle aule di tutta la scuola, perché gli studenti – tutti – possano vivere la scuola come un ambiente familiare nel quale star bene e vivere in armonia durante la giornata scolastica. Occorre rispettare con particolare attenzione le indicazioni relative alla sicurezza per il contagio; queste dovranno essere redatte anche in CAA e accompagnate da immagini.
In questo caso, sarebbe ineludibile un serio piano di investimento sugli ambienti scolastici, per renderli simili non più a “casermoni” come si vede ancora troppo spesso, ma a luoghi realmente accoglienti, al fine di far sentire la scuola una “seconda casa”. A tale scopo, si potranno e dovranno sfruttare proficuamente i fondi Next generation concessi dall’Unione Europea.
Altre proposte
Citiamo altri 4 obiettivi appena abbozzati nel documento analizzato. In un momento di grande difficoltà è utile ricordare che ancora molto si deve fare per i ragazzi con disabilità:
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Sviluppare l’editoria dei libri tattili e rendere meno costosa la loro pubblicazione.
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Rendere fruibili e disponibili audio libri.
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Attivare piattaforme condivise di fruizione di materiali anche per la didattica a distanza.
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Creare reti di sostegno e condivisione per la formazione dei docenti e non solo di quelli di sostegno.
Insomma, il piano da espletare contiene diversi obiettivi, alcuni sui quali si punta da anni, altri sui quali bisognerebbe cominciare a puntare al più presto sia da parte dei docenti che da parte del ministero. Non tutti i punti sembrano facili da realizzare, tuttavia è un requisito indispensabile cercare di rispettare tali intenzioni per rendere la scuola dei prossimi anni davvero un’istituzione che “guarda al futuro”.
Lasciamo qui il link col documento analizzato, liberamente consultabile dal lettore: https://www.miur.gov.it/web/guest/-/rapporto-finale-del-comitato-di-esperti-istituito-con-d-m-21-aprile-2020-n-203-scuola-ed-emergenza-covid-19